Sono già passati più di 10 anni da quando ho preso il mio zainetto e sono volato in Olanda con un biglietto di sola andata. Era il 31 Luglio del 2011. È stata un'avventura intensa. Una scatola di emozioni. Lo rifarei senza pensarci.

Il resto è venuto di conseguenza...

Nella prima parte de la mia ricerca della felicità, ho scritto che il resto è venuto di conseguenza. Vediamo di analizzarlo.

Amsterdam mi ha regalato tantissimo. È la città che rimarrà sempre nel mio cuore. Ho fatto tonnellate di esperienze e penso di essere maturato tantissimo.

Ma dopo due anni, la mia smania stava scemando rapidamente. Il luogo che mi aveva stravolto positivamente, mi sta deludendo, stancando. Iniziavo a trovare i primi difetti e gli Olandesi mi stavano sempre più antipatici.

Provai anche ad imparare un po' di olandese per potermi avvicinare a questo popolo. Ma non ottengo grandi risultati.

Gli unici amici che riesco a coltivare sono expats (immigrati) non madrelingua inglese. Esco con tedeschi, spagnoli, colombiani, brasiliani, greci...

Non mi sento per niente integrato. Sono il classico cittadino di seconda classe.

Agli Olandesi non interessa uscire con italiani. Al massimo fanno eccezione con nord americani e inglesi. Ma è soltanto per praticare la lingua.

Tutti i rapporti sono freddi, distanti. Anche gli altri immigrati sanno che le amicizie hanno una data di scadenza. Passano solitamente solo pochi mesi prima qualcuno finisca l'uni e se ne torni a casa, o che cambi lavoro e vada a vivere in un'altra città o Paese.

Mi consolo pensando che questa è la vita di città e le connessioni che si fanno sono istanti da godersi. Nessuna pretesa. Ma sotto sotto la cosa mi rattrista.

Anche a livello di stipendio, le cose non vanno benissimo. Sembra che in Olanda il limite per un programmatore sia attorno ai 2.5k € al mese.

Si cambia aria

Faccio varie ricerche e salta fuori Londra. La vita non sembra essere molto più cara di Amsterdam. Gli stipendi però sono più alti. Si parla di 3.5 - 3.8k £ al mese. Inoltre in UK parlano inglese madrelingua.

E Londra sia!

Mi lincenzio da SDU — lo stipendio era di 2.350 € al mese — e vado a fare un viaggetto in Brasile per decomprimere.

Dopo un paio di settimane di relax, inizio a fare un po' di colloqui con aziende Londinesi. Trovo una startup che ha bisogno di un Frontend il prima possibile. Il colloquio è abbastanza impegnativo:

  1. colloquio conoscitivo
  2. mini progetto da completare in 24 ore
  3. discussione delle decisioni architetturali del punto 2 e varie domande tecniche
  4. colloquio con il capo e offerta di lavoro

Va tutto bene e mi offrono il ruolo do UI Engineer per 3.300₤ -> 4.059€ (cambio del 2013) al mese. Quasi il doppio dell'Olanda!

Avevo in programma di rimanere altri 2 mesi in Brasile. Il nuovo capo mi permette di lavorare in remoto. È la prima volta che lavoro a distanza e la cosa mi piace molto.

Londra

I 3 mesi di relax in Brasile passano velocemente. Lavorando 8 ore al giorno in remoto, non riesco a rilassarmi come programmato, ma è comunque un'esperienza positiva. Inoltre, avere una fonte economica allevia la mia costante ansia di dover guadagnare denaro.

Londra è magnifica. L'avevo già visitata altre volte come turista. Ma questa volta posso definirmi un Londinese. L'idea era di stabilizzarsi per qualche anno.

Trovo un bel appartamento a Wimbledon, quello del tennis e mia moglie mi raggiunge dopo qualche settimana.

Sono di nuovo felice.

Il lavoro e i colleghi mi piacciono molto. Mia moglie riesce a trovare lavoro come tour operator in un'azienda vicino casa. Dopo un anno, ricevo una promozione e divento Lead UI Engineer. Lo stipendio passa a 3600₤ al mese.

Il lavoro in remoto

Dopo 2 anni tranquilli a Londra, succede che io e mia moglie ci vogliamo sposare di nuovo. Questa volta in Brasile.

Chiedo al capo se mi permette di lavorare in remoto per un paio di mesi. Uguale uguale a quando sono stato assunto. Purtroppo non accetta. Mi risponde che sono fondamentale in ufficio; sono il lead del team del front-end e ho molte più responsabilità di quando sono stato assunto. Il team è molto piccolo. Siamo solo in 5. Non condivido il pensiero del capo. Decido di guardami un po' attorno.

Trovo un sacco di altri lavori con stipendi anche più alti, ma quando tocco l'argomento remoto, nessuno accetta.

Decido di puntare un po' più in alto e cercare oltre oceano. Ormai l'inglese lo parlo bene.

Siamo a Gennaio del 2017. I colloqui stanno diventanto sempre più difficile e lunghi. Chiaro che i ruoli adesso sono più alti. Ma c'è una differenza abissale tra il colloquio che ho fatto per entrare nella prima azienda in Italia e quelli che sto facendo adesso.

Il mini-progetto per casa e il colloquio tecnico sono molto più intensi e articolati. Alcune aziende mi chiedono di scrivere algoritmi alla lavagna (online). Perfino il colloquio finale con il CTO può andar storto se non le/gli stai simpatico — cosa che mi è successa.

Passano diversi mesi e fallimenti. Finalmente riesco a trovare un lavoro in remoto. L'azienda ha sede a New York e mi paga 7950$ -> 7050€ al mese. Anche stavolta, un salto pazzesco rispetto al precedente stipendio!

Sono al settimo cielo. 4k al mese era già tanti. Adesso lavoro in remoto guadagnando 7k al mese!

Il

Il reset definitivo

Siamo soli. In un luogo in cui amici e parenti non sono presenti e non possono aiutarci.

Prima o poi, una sfiga arriva, ed è in quel momento che scatta un qualcosa di unico. Il dover risolvere quel cazzo di problema da soli e con le nostre sole forze ci crea una corazza incredibile. È un viaggio pazzesco nel nostro ego e nell'anima. Un taglio secco al cordone ombelicale.

Me ne sono reso conto solo dopo. Non avevo tempo per fare queste riflessioni quando ero incasinato con il mondo.

Non esiste la città perfetta

Qualche tempo fa ho trovato nel Web una graduatoria delle città più vivibili in Europa e in Italia. L'ho letta incuriosito, ma più leggevo e più discordavo.

In tutti questi anni, non sono riscito a trovare la città perfetta. Perché semplicemente non esiste.

Una città non è solo un ammasso di strade, ponti, infrattuture e servizi. Una città è anche composta dalle persone che ci vivono.

È con la gente che devi interagire tutti i giorni. Può esserci una metro super pulita che passa ogni 3 minuti. Ma se poi dentro c'è quasi sempre una persona che ti guarda con diffidenza, solo perché hai un accento diverso o hai un colore diverso di pelle, quanto riesci a sopportare sta cosa?

Questa inquietude, questo sentirsi sempre cittadino di seconda classe, è quello che ho sentito in nord Europa, e che mia moglie ha sentito in quasi tutta Europa. Un trattamento che ci ha fatto soffrire parecchio.

Inutile dire che la Norvegia è lo Stato più bello del Mondo: se sei Italiano e ti trasferisci la, di sicuro verrai trattato dimmerda. Nelle graduatorie, dite che la Norvegia è figa ma solo se sei Norvegese. Sennò sticazzi!

Diciamo pure che sono stato un po' sfortunato. La propaganda di certi partiti in questi ultimi anni è stata veramente pesante e discriminatoria. Come la gran cazz...campagna del Brexit 🤦‍♂️

Ricordo ancora la data: era il 23 Giugno del 2016, il fatidico giorno del referendum per il Brexit.

La mattina, io e mia moglie, stavamo facendo i bagagli per "scappare" dall'Inghilterra. Qualche giorno prima avevamo chiuso il contratto di affitto della nostra bella casetta a Wimbledon; della luce, gas e internet.

Alla sera, seduti sul divano a casa dei miei, con la tele accesa che mostrava un bel grafico a torta con i risultati del Brexit. Guardo mia moglie e dico: "Te l'avevo detto!"

Fino ad oggi, non abbiamo più messo piede in Inghilterra.

Vivo in Brasile da quasi 5 anni, e qua le cose sono diamentralmente opposte:

infrattutture e servizi terribili, ma la gente è una meraviglia 🤗

In Brasile piuttosto trovi:

So solo che in questo preciso istante della mia vita, preferisco questa umanità, ai servizi impeccabili. Magari tra 10 anni cambierò idea.

Turista !== Cittadino

Spesso sento Tizio dire che lui è stato a X in vacanza e che non ci tornebbe mai più. O che è stato a Y e la sì che si sta bene. Poi gli chiedo quanto tempo è rimasto e dove è stato ospitato e mi risponde un paio di settimane in un resort...

I bisogni del turista sono totalmente diversi da quelli di chi ci vive.

Inoltre, per sapere veramente come una città funziona, ci vogliono tanti mesi se non anni. Una cosa che mi ha impressionato molto è stato il sistema sanitario in Olanda. Il fatto che con tosse, raffreddore e febbre, la dottoressa di base mi rise sonoramente in faccia, dicendo che non avevo nulla e che mi sbrigassi ad andare a lavorare. O la facilità di aprire azienda in Inghilterra o fare la dichiarazione dei contributi online in Olanda.

Piccoli esempi di problemi o soluzioni che un turista preferisce fare quando è a casa, ma che l'immigrato è dovuto a fare nel Paese dove vive.

Comunicare

Sarà che sono introverso. Sarà che per me comunicare è uno sforzo immenso. Ma l'Inglese per me è stato da sempre il punto debole che ho dovuto (e voluto) affrontare e correggere dal primo minuto che ho messo piede fuori dall'Italia.

Ad Amsterdam ero single e giovane. In altre parole avevo tutta l'energia per migliorare. Inoltre sono stato fortunato, perché vivevo vicino ad un campus universitario e ho avuto contatto con tantissime persone meravigliose e interessanti. La mia learning curve ha avuto un'impennata impressionante. Dopo un paio d'anni in Olanda, non avevo più difficoltà a comunicare.

Per quanto dicano che è tutta questione di tempo e impegno. Ho conosciuto gente che parlava da anni in Inglese e ancora aveva un accento fortissimo. Altri invece che avevano perso quasi del tutto l'accento e sembravano quasi nativi.

Secondo me c'è un terzo fattore. Il carattere. Ho notato che la gente insicura e più introversa si sforza moltissimo nel perdere l'accento della lingua madre per essere "accettata" dal gruppo e sentirsi meno esclusa. È più una sega mentale, ma ha un fondo di verità.

Chi invece è più egocentrico e estroverso, se ne fotte in quanto pensa che l'importante è farsi capire (con il minor consumo di energie possibile). Sono modi diversi di imparare una lingua. Ma da non madrelingua inglese, per me gli accenti sono una continua distrazione. Quindi quando ascolto una persona che fa parte della seconda categoria, il messaggio che mi arriva è meno chiaro.

Tornando alla mia esperienza con la lingua Inglese, dopo 2 anni in Olanda decisi che era tempo di salire di un gradino e provare con il Regno Unito.

Anche in questo caso, ho alcune riflessioni da condividere:

Accenti

Non c'è modo di togliere completamente l'accento della propria madrelingua. O si impara da piccoli o si fanno millemila lezioni di dizione. Comunque è una miglioria infinitamente piccola con un dispendio enorme di energie. Vale la pena per altri lavori. Non penso che serva per un software engineer.

Learning curve

Arrivato ad un certo punto, che nel mio caso è arrivato al terzo anno a Londra, mi sono reso conto che non sarei più migliorato. Il mio livello d'inglese era buono. Ero in grado di capire tutto e parlare fluentemente. Quindi ho concluso che non aveva più senso vivere in un Paese madrelingua Inglese. Soprattuto per tutti i problemi che ho descritto sopra. La sofferenza poteva finire.

Lingua franca

Quando sono arrivato in Inghilterra, mi sono accorto che comunicare in Inglese con Spagnoli, Rumeni, Francesi, Giapponesi è molto più facile che con i madrelingua. Quando si parla una lingua Franca, un punto di incontro in cui entrambe le parti fanno fatica per comunicare. Parlare con un madrelingua è uno sforzo solo tuo. Dall'altra parte hai uno che parla quella lingua da quando aveva 2 anni di vita.

La cosa positiva invece, è che a volte a me piace dire paroloni da erudito o modi di dire che ho imparato nei millemila corsi che ho fatto e il madrelingua capisce tutto. Invece il non nativo non capisce e sorvola allegramente.


Nomadismo: /no·ma·dì·ṣmo/ s. m. [der. di nomade]. Con uso estens. e fig., tendenza a viaggiare, a spostarsi continuamente, a mutare spesso residenza.